LE LEZIONI DEI MAESTRI DI STRADA

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LE LEZIONI DEI MAESTRI DI STRADA

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Pubblicato da Ilaria Varriano in Curiosità · Mercoledì 23 Giu 2021
«Ma la gente non capisce, questo tempo ferisce.
La mia amica è depressa anche se è sempre connessa
vorrei portarla fuori a respirare aria fresca.
E andare al mare, suonare, ballare».

È una strofa del Rap d’a quarantena, video clip scritto e realizzato lo scorso giugno dagli studenti dell’IC Porchiano Bordiga della periferia est di Napoli, insieme ai Maestri di Strada. È solo uno degli esempi del progetto “I CoroNauti” ideato da questa vulcanica associazione per i suoi ragazzi delle periferie difficili napoletane. Si tratta di un contenitore virtuale pieno di iniziative e sfide nato per combattere creativamente, “navigando” contro l’inattività e lo scoraggiamento del lockdown. Poiché non tutti avevano modo di collegarsi a Internet, i Maestri di Strada si sono inventati i “Pacchi viveri per la mente”: il loro furgoncino girava nello spettrale silenzio della città per consegnare speranza in scatole. All’interno, oltre a tablet, penne, quaderni e libri, anche lettere, scritte per ognuno/a di loro. Per non lasciarli soli. Perché l’elemento centrale per i Maestri di Strada sono le relazioni, quelle di tutti i partecipanti al processo educativo: da loro stessi agli insegnanti, dai ragazzi ai genitori fino a enti e realtà del territorio. Non a caso il nome dell’associazione ricorda la centralità della figura del maestro, dell’atto di educare oltre le quattro pareti di un edificio, che si apre alla realtà, al territorio, alla strada da percorrere insieme.
Figlia del fortunato progetto “Chance”, nato nel 1998 contro la dispersione scolastica con il sostegno del Ministero dell’Istruzione, poi interrotto bruscamente nel 2009, questa associazione onlus ha ritrovato nuova vita con il contributo dei privati. Grazie alla tenacia del suo fondatore Cesare Moreno, detto il “maestro con i sandali” calzati per protesta contro le spese futili per la scuola, oggi sono attivi progetti in 25 scuole periferiche napoletane. Questi coinvolgono 250 ragazzi, 50 docenti e 45 maestri di strada che comprendono, oltre agli educatori, anche psicologi e “genitori sociali”, già partecipi di attività formative per i loro figli, oggi attivi sostenitori che aiutano come professionisti nelle attività socio educative.

Non si tratta di una dimensione parallela alla scuola ma di un supporto integrato che vive all’interno della struttura scolastica anche nelle ore di lezione, per riattivare l’entusiasmo di fare e andare a scuola in maniera attiva e partecipativa anche in chi, per vicissitudini diverse, “scalda solo il banco”. Attraverso percorsi di Arteducazione, laboratori di musica, arte visiva, trucco, teatro i ragazzi piano piano si sentono coinvolti, emozionati, protagonisti. Nel “mostrarsi” scoprono di avere un valore, sentono la bellezza della vita. Il processo non si basa sulla trasmissione verticistica di nozioni ma sull’ascolto di sé e degli altri, su sperimentazioni comuni.

L’idea base del metodo dei Maestri di Strada è che per prendersi cura degli altri ci si deve prendere cura di sé, delle proprie difficoltà e conflittualità. Per questo tutti i soggetti del processo educativo ogni settimana si siedono in cerchio, si raccontano e si confrontano. Per costruire insieme, in unità. Un po’ come accade nel concreto con Cubo, “Cantiere Urbano Beni Comuni a Napoli Orientale”, un luogo in cui CUra, Bellezza, sognO prendono vita in una ex scuola affittata nel quartiere periferico di Ponticelli, che pezzo per pezzo viene restaurata insieme a famiglie e quartiere. Un grande centro educativo polifunzionale dedicato a Ciro Colonna, vittima innocente della camorra, già attivo con laboratori tenuti in sicurezza, con un teatro costruito insieme, con un appezzamento di terreno coltivato nel Laboratorio “Terra terra”, con la “Dad solidale”, un modo per frequentare la scuola da lontano ma non in isolamento.


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